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L'educazione finanziaria come sfida e obiettivo del nuovo millennio. Il caso italiano

Scritto da Mario Rafaniello • dic 2019

Sintesi

Il presente lavoro si propone di illustrare alcune delle principali iniziative italiane in tema di educazione finanziaria. Come confermano molti studi, l’Italia è in forte ritardo su questo tema, la cui importanza è stata resa manifesta in occasione della crisi globale del 2007-2008. Oggi più che mai educare all’economia e alla gestione delle proprie finanze è fondamentale in una realtà globalizzata che evolve a grande velocità.

Abstract

This work aims to illustrate some of the main Italian initiatives in the field of financial literacy. As many studies confirm, Italy is lagging far behind on this issue, the importance of which was made clear during the global crisis of 2007-8. Today, more than ever before, educating about the economy and the management of its finances is fundamental in a globalized reality that is evolving at great speed.

Contenuto

1. Educare a saper gestire (e pensare) il proprio denaro

Parlare di un tema estremamente ampio come l’educazione finanziaria1 implica una prima considerazione di fondo. Se il problema da affrontare è quello di “educare alla finanza”, ossia puntare ad una formazione più che dignitosa di un individuo nel suo essere anche soggetto economico,2 allora bisogna innanzitutto comprendere i nuovi sviluppi dell’atavico rapporto tra l’uomo e il denaro.3 Senza questa premessa, apparentemente scontata, si perderebbero le affascinanti sfumature antropologiche di questo legame,4 cui appunto l’educazione finanziaria dovrebbe fornire degli strumenti operativi indispensabili. Quest’ultima considerazione nasce dal fatto che il modo in cui l’uomo si rapporta al denaro si è completamente trasformato negli ultimi decenni.5 Se l’utilizzo di strumenti finanziari alternativi alla moneta non era di certo sconosciuto nelle epoche passate,6 di certo lo è la rapidità (e la semplicità) con la quale oggi il denaro circola. Modalità inedite di accumulazione del capitale, operatori sempre più specializzati nel settore e una globalizzazione economica che ha cambiato i connotati del mondo sono solo alcuni degli aspetti immediatamente percepibili di questo fenomeno.7 Per quanto le diseguaglianze sociali ed economiche siano cresciute a dismisura senza distinguere tra i diversi sistemi politico-economici,8 l’innovazione tecnologica è diventata tanto più raffinata quanto più “democratica”.9 Si intende, con quest’ultima affermazione, che ormai qualsiasi tipo di operazione economicamente rilevante può essere realizzata da chiunque abbia accesso ad un comune smartphone connesso ad internet. In questo è soprattutto cambiato il rapporto tra l’uomo e il denaro. Rapidità, efficienza e comodità sono tutte caratteristiche tipiche dell’economia moderna. Sulla carta, il grado di libertà che nel Terzo millennio contraddistingue la gestione del proprio denaro sembra una grande conquista in termini di autonomia personale. Il grande problema dietro questa lunga considerazione iniziale è proprio nella contraddizione insita in questa libertà. Una cosa è conoscere il denaro e saperlo usare, altra è tutelarlo (e tutelarsi) da qualsiasi rischio dovuto alla poca padronanza degli strumenti moderni.

Sorge una distinzione concettuale, che aggiunge una variabile non da poco alla centralità dell’educazione finanziaria nel mondo moderno. Qual è il confine tra razionalità intesa come “so cosa fare con i miei soldi” e consapevolezza quale, ad esempio, “so cosa sto facendo con i miei soldi”? La linea è davvero sottile, eppure rimanda a qualcosa di più profondo, quasi a quella legge di Hume secondo cui si dovrebbe distinguere tra ciò che è e ciò che deve essere. In altre parole, tra ciò che l’agente economico vuole e ciò che deve (o meglio, dovrebbe) volere.10 Non nel senso di imposizione, si precisa, ma di consapevolezza intesa come padronanza di una conoscenza di base, che permetta di andare ben oltre il mero impulso volitivo dovuto alla facilità della sua realizzazione. In questo solco entra in gioco l’importanza dell’educazione finanziaria largamente intesa. Essere perfettamente informati sui rischi, i vantaggi, le condizioni e i possibili imprevisti di una qualsivoglia operazione implicante il proprio denaro, porta il soggetto non più ad agire con superficialità e avventatezza, ma con necessaria accortezza e prudenza. Questo, almeno, è quello che si propone di fare la materia in oggetto, ovvero fornire delle conoscenze basilari o quantomeno solide sui più comuni aspetti “finanziarizzati” della vita moderna.11 L’obiettivo è quello di formare individui più consapevoli, che sappiano difendersi dai pericoli ed evitare i rischi della grande giungla istantanea che è il mercato moderno; far venire alla luce un nuovo tipo di homo economicus.12


2. Considerazioni (a)tipiche sull’Homo oeconomicus

L’Homo oeconomicus13 è ciò che spende. Un concetto astratto e apparentemente forzato nato dal tentativo di far interagire due prospettive molto diverse tra loro.14 La prima, ben visibile, è quella ascrivibile al filosofo ed economista John Stuart Mill, secondo cui un soggetto tende ad ottenere risultati ottimali di massimizzazione della ricchezza agendo in modo razionale e individualista. Il successo15 culturale di questa teoria si deve anche al forte richiamo che essa suscita, astraendo la figura dell’Homo sapiens e conferendogli una connotazione prettamente economica. L’altra prospettiva, molto meno visibile, è parafrasata dal titolo del libro “Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia” del filosofo Ludwig Feuerbach. Una teoria, quest’ultima, dal respiro profondamente materialistico e psicofisico con cui l’autore, attraverso la metafora dell’alimentazione e della sua centralità nella biologia umana, illustra come anche la società abbia bisogno di nutrirsi correttamente per soddisfare i propri bisogni e migliorare sé stessa.

Facendo dialogare, si ammette in maniera un po’ forzosa, queste due teorie sui comportamenti umani, in realtà si ottiene un risultato che ben avvia un’analisi più accorta sul modo in cui l’uomo si rapporta col denaro, soprattutto al giorno d’oggi. Si tratta di un tentativo utile a comprendere le ragioni che rendono l’educazione finanziaria indispensabile, partendo proprio dal punto di vista delle persone cui dovrebbe essere rivolta. Questo poiché anche dal modo in cui il “nuovo” uomo economico spende (o meglio, gestisce) i propri guadagni si può capire costui chi sia e che stato d’animo16 abbia riguardo i frequenti stimoli derivanti dalle offerte economicamente rilevanti. Questa particolare categoria di essere umano risente profondamente del modo in cui è immersa nel tessuto socioeconomico odierno, permeato tanto dalla velocità che -soprattutto- dall’incertezza. Non mancano autori17 che, proprio evidenziando la solitudine moderna dell’homo oeconomicus al tempo delle connessioni virtuali più che materiali, ne sottolineano la predisposizione personale al rischio di un disastro finanziario, vissuto come un incubo a occhi aperti fatto di debiti, insicurezza e di negatività per sé stesso e la sorte dei propri cari. L’educazione finanziaria diviene così un contrappeso vitale a quello che potrebbe definirsi un vuoto che spesso contraddistingue la normativa vigente in materia di tutela dell’investitore/consumatore.18

Riprendendo la metafora del cibo e ispirandosi al pensiero di Ippocrate:19 il corpo umano è come un Tempio, e in quanto tale va curato e rispettato, ma questo dipende solo dal rapporto che l’uomo ha con il cibo. Laddove questo binomio uomo-cibo viene stravolto in eccesso o in difetto, i risultati saranno deleteri. Lo stesso è col denaro. Secondo la citata teoria economica, l’homo in questione agisce in maniera razionale, puntando al massimo profitto in maniera perfettamente consapevole dei mezzi a propria disposizione. Se si afferma, quindi, che tale soggetto è anche ciò che spende, si aggiunge al mosaico un ulteriore tassello. L’uomo economico oltre a cercare la massima ricchezza possibile, spende quello che ha in un determinato modo e con determinati mezzi, orientandosi in anche quest’ultimo caso nella maniera più razionalmente profittevole possibile. In tutto questo ragionamento, però, vi è un’enorme falla, che accomuna sia la metafora sul cibo che quella sul denaro. Anche se il soggetto agisce in maniera razionale e convinto di perseguire la migliore scelta economica possibile, onde migliorare la propria condizione, chi può assicurare che costui sappia davvero quello che fa? Basti pensare alla logica secondo cui chi abusa di cibo fino ad alterare le proprie condizioni di salute, lo fa perché lo rende psicologicamente felice (almeno nella fase iniziale e salvo i casi di dipendenza patologica). Lo stesso può dirsi del denaro: chi gestisce i propri guadagni,20 in una realtà come quella attuale dove qualunque operazione economica è a portata di click,21 sa davvero sempre quello che fa? Anche in questo caso il rischio di alterazione delle proprie condizioni (economiche e sociali) è dietro l’angolo. Lo dimostrano i casi, ormai quotidiani, di truffe online dovute alla poca accortezza delle vittime.22 Poca accortezza o poca consapevolezza, intesa questa come padronanza degli strumenti di gestione del denaro e delle operazioni con questo possibili? Forse è qui la risposta alla falla del matrimonio forzato tra Mill e Feuerbach.

Bisogna interrogarsi sulla vera natura della presunta razionalità dell’homo oeconomicus tesa al miglioramento delle proprie condizioni, non solo strettamente economiche.23 Una vera consapevolezza può nascere solo dalla conoscenza della realtà circostante (incapace di influire sull’agire razionale del soggetto, secondo Mill24) moderna, contraddistinta da un’accessibilità al mercato globale senza precedenti, alla portata di tutti. Questa democratizzazione ha però trascinato nella giungla economica coloro che, mezzi materiali alla mano, erano sprovvisti di un’adeguata educazione finanziaria, ovvero delle basi necessarie per essere realmente consapevoli delle loro scelte. La tragedia della grande crisi del 2007-200825 è, sotto questa luce, la squallida vicenda dei mutui subprime, simbolo ignobile del divario in esame: la sprovvedutezza dei cittadini in materia alla mercé di lungimiranti avvoltoi. Un’asimmetria totale tra chi sa e chi non sa – ma vuole – con risultati in questo caso devastanti. Proprio da quell’esperienza molte cose sono cambiate. L’educazione finanziaria è uscita dall’oblio in cui era relegata ed è ascesa a tema centrale nel dibattito educativo e sociale mondiale.

Ma la crisi globale è solo un esempio. Ogni singolo giorno la maggior parte dei cittadini del mondo esegue operazioni economicamente più o meno rilevanti, dai pochi spiccioli per l’acquisto online all’investimento di capitale. Anche la più piccola e semplice operazione però, seppur insignificante, nasconde un dietro le quinte quasi sempre sconosciuto all’utente medio. L’acquisto online, caso tipico, implica il possedere una carta prepagata o un conto offerto da un operatore, il che vuol dire avere un contratto. L’acquisto del prodotto online a sua volta è un contratto, con tutto ciò che ne deriva. Queste piccole operazioni un tempo di nicchia, oggi fanno parte della realtà quotidiana di miliardi di persone. Agiscono tutte in maniera razionale? Tecnicamente sì, ma anche consapevole?

Da tutti questi quesiti nasce un’ulteriore riflessione di fondo. Oggi più che mai è davvero indispensabile mettere al centro dell’agenda l’educazione finanziaria. L’insegnamento, già a partire dalla scuola elementare, di semplici basi su come gestire la paghetta o come i genitori percepiscono quei soldi, può contribuire fin dalla tenera età a produrre nei soggetti economici del futuro un forte senso di consapevolezza verso il denaro. Un rapporto spesso indicato come sporco, vile e ipocrita, se non edonistico.26 Ma il denaro, volente o nolente, è il carburante della società umana fin dai suoi primi passi verso la “civiltà”, e non necessariamente averci a che fare deve essere sempre visto come un male. Anzi, proprio se nell’arco dell’intera formazione educativa si acquisiscono informazioni e conoscenze su di esso, se ne sarà allo stesso tempo più padroni. Spesso la poca accortezza di tante vittime di truffe o raggiri nasce anche dal rapporto distorto che queste hanno col proprio denaro, visto come benzina per alimentare un millantato fuoco, piuttosto che come preziosa acqua da razionalizzare nel deserto. Un cittadino ben informato sugli aspetti economicamente rilevanti che lo riguardano avrà molte più possibilità di agire in maniera non solo razionale, ma soprattutto consapevole. È impossibile ignorare questo fattore nel nuovo millennio.


3. L'utilità dell'educazione finanziaria in età scolastica

Intervenire soprattutto sulla fascia d’età scolastica è la scommessa del futuro. Dalla formazione delle future generazioni dipende la stabilità del sistema economico mondiale, sempre più interconnesso. Questa esigenza ha come risultato (e supporto) l’aumento del numero di studi in materia che, come si vedrà in prosieguo del lavoro, avalla la triste realtà che vede il sistema educativo italiano nettamente in ritardo. Tra le cause di questa poco incoraggiante situazione ricopre un ruolo preponderante la preparazione scolastica sui temi economici, generalmente insufficiente. Il risultato è che col tempo questa impreparazione si trasforma in ignoranza diffusa e mancata (o cattiva) comprensione anche delle nozioni più utili e basilari.27

La scuola è tra i principali attori di questo processo, poiché più di qualunque altra istituzione può veicolare iniziative di educazione finanziaria. Essa riveste un ruolo fondamentale a livello sociale; può raggiungere una vasta fascia della popolazione indipendentemente dal ceto e può anche agevolare l’avvicinamento dei futuri utenti ai temi finanziari, prima che la responsabilità delle loro scelte cresca parallelamente all’età.28 La centralità del mondo scolastico nel diffondere e insegnare l’educazione finanziaria fu ribadita nel 2005 dall’OCSE nella sua Recommendation on Principles and Good Practices for Financial Education and Awareness.29 Grazie ad alcuni strumenti operativi di indagine si può capire quale sia la reale situazione del fenomeno su scala internazionale. A tal riguardo viene in aiuto il PISA (Programme for International Student Assessment), prima indagine di questo tipo, in grado di rilevare il grado di financial literacy nei quindicenni.30 Il PISA nasce proprio in seno all’OCSE, e contribuisce con le sue comparazioni a migliorare gli standard educativi nel mondo, rilevando anomalie e segnalando carenze. I dati del 2015 fotografano una situazione generale, stando ai paesi esaminati, non proprio incoraggiante. Secondo lo studio, solo il 12% dei giovani può vantare un tasso elevato di conoscenza della finanza (livello 5), tale da poter analizzare prodotti finanziari complessi. Al contrario il 22% dei ragazzi ha un basso tasso (insufficiente per l’OCSE) di alfabetizzazione finanziaria (livello 1 o meno). Dai dati del PISA emerge anche la strada da fare per avere un’adeguata preparazione in àmbito finanziario tra gli studenti è ancora molto lunga. Talvolta il modo in cui viene insegnata a scuola non è efficace, perché a un maggior numero di scuole che propongono lezioni di finanza non sempre corrisponde una maggiore preparazione degli studenti su questi temi.31

Una domanda, quella della reale efficacia dell’insegnamento dell’educazione finanziaria, che si sono posti diversi studiosi. Quanto si può davvero influire sul comportamento degli studenti a scuola? La questione è anche capire quanto gli essi stessi siano interessati a comprendere davvero il mondo della finanza di base. Un caso di studio32 interessante per il risultato finale del tutto inaspettato fu pubblicato nel 2009 da due studiosi statunitensi. La ricerca analizzò l’impatto di un corso apposito sulla gestione finanziaria personale tenuto in 79 scuole superiori differenti e gli esiti furono sorprendenti. Coloro che avevano seguito i corsi non solo non si sentivano più preparati sulla materia, ma nemmeno avevano acquisito maggiori conoscenze rispetto ai non frequentanti. Un aspetto da non sottovalutare nel caso italiano, viste le statistiche ufficiali a fronte delle numerose iniziative in materia. Per chiudere con le parole dei due studiosi statunitensi che qui cadono a pennello: “The study raises serious questions about the longer-term effectiveness of high school financial literacy courses.33

Altra realtà da considerare è quella proposta dall’Università degli Studi di Milano Bicocca e dall’Università degli studi di Udine e sviluppata in collaborazione con il tavolo Economia e Legalità del MIUR e altri enti. Si parla del ONEEF (Osservatorio nazionale educazione economico-finanziaria),34 che si occupa di monitorare i percorsi di educazione economica e finanziaria realizzati in Italia, rivolti principalmente alle scuole e all’università. Tra gli obiettivi del progetto vi è la costruzione di banche dati, network e reti sul territorio in grado di offrire adeguati strumenti proprio ai docenti. Infatti un tasto dolente della problematica non è solo la preparazione degli studenti, ma degli stessi insegnanti. D’altronde, se né le famiglie e nemmeno la scuola sono in grado di offrire tale educazione, non sorprendono i dati negativi registrati in Italia.

Esistono diversi programmi di questo tipo a disposizione dei docenti, tra cui Educazione Finanziaria a Scuola,35 promosso dall’AIEF (Associazione Italiana Educatori Finanziari) e le iniziative targate Io&irischi36 realizzate dal Forum ANIA Consumatori,37 sempre rivolte alle scuole (sia studenti che insegnanti).


4. Un problema soprattutto culturale, ad ogni età. Il caso italiano

Non solo età scolastica. Sicuramente intervenire nella fascia d’età che riguarda i più giovani è una priorità assoluta, se si vuole mettere al riparo il futuro dell’economia mondiale da altri atti scellerati perpetrati sia dalle vittime che dai presunti “carnefici” (ovvero dagli operatori finanziari del domani). I giovani è vero che rappresentano il futuro per antonomasia, ma il presente è composto dalle classiche tre età della vita, tutte in qualche modo coinvolte, direttamente o indirettamente, nelle complicate dinamiche dell’economia moderna. Pertanto l’educazione finanziaria deve necessariamente muoversi in tre direzioni virtuali: giovani, anziani e poi tutti gli altri.38 Anche le persone in età avanzata, laddove ne abbiamo ancora la possibilità cognitiva e materiale, dovrebbero essere attivamente supportate, in primis dai familiari, a comprendere in maniera dignitosa le operazioni che li riguardano direttamente. Le truffe e i raggiri a danno degli anziani sono tra i crimini più meschini in circolazione, ma troppo spesso il successo di questi atti deplorevoli poggia sulla diretta e inconsapevole collaborazione della vittima.39 Un aspetto quest’ultimo che non esime anche persone adulte di ogni età, le quali pagano l’assenza di nozioni e padronanza della materia, nonché l’avventatezza nel buttarsi a capofitto in avventure finanziarie senza adeguati mezzi. Infatti il susseguirsi negli ultimi anni di spettacolari crack finanziari e l’immane crisi globale le cui conseguenze sono ancora ben visibili, hanno rimesso al centro dell’attenzione generale l’esigenza di migliorare il sistema di protezione degli utenti. Il caso classico è quello dell’investitore i cui risparmi vengono letteralmente “traditi” (talvolta con la colpevole negligenza di alcune agenzie di rating,40 ma gli ostacoli possono trovarsi anche in situazioni molto più banali (ma non per questo meno pericolose). Proprio perché questi rischi riguardano davvero chiunque, è necessario intraprendere un percorso legislativo che affronti seriamente questa sfida.

Avendo a disposizione una “fotografia” dell’Italia da questo punto di vista, sarà più facile comprendere le dimensioni del problema. Secondo una ricerca pubblicata dalla Banca d’Italia nel giugno 2018,41 gli italiani si troverebbero molto indietro rispetto alla media dei paesi OCSE in tema conoscenze basilari in materia finanziaria (30% contro 62%.42) Il livello di conoscenza finanziaria però, non è uniforme in tutta la popolazione, in quanto gli uomini presentano livelli di consapevolezza finanziaria maggiori delle donne. Questo dislivello è ridotto se collocato nel contesto dell’area OCSE, dove le donne altamente istruite registrano punteggi di poco inferiori rispetto ai loro coetanei maschi.43 Una conseguenza riportata spesso dai media nazionali è la predilezione degli italiani per il contante, tuttora la forma di risparmio più diffusa (33% per una somma pari a 1577 miliardi secondo l’ABI,44) così come conferma anche il 2° Rapporto Aipb-Censis, che spiega il fenomeno in termini di “paura e incertezza”.45 Probabilmente la cultura stereotipata della classica somma messa da parte sotto al materasso/mattone rappresenta ancora oggi una fonte di riposta fiducia che nemmeno i progressi tecnologici intaccano seriamente.46 Questo risparmio “nascosto” degli italiani, per effetto dell’inflazione, tende comunque a perdere valore nel tempo, sia che venga mantenuto nella sua forma contante che se depositato su un conto corrente.47 La seconda soluzione però offre dei vantaggi rispetto alla prima, quali la possibilità di effettuare pagamenti online o altre operazioni quotidiane (come ricariche telefoniche, pedaggi stradali, compere all’estero senza necessità di cambio valuta o altro) praticamente all’istante, e senza i rischi legati al portare con sé molto denaro liquido. Altro vantaggio è il vedersi gestito il proprio patrimonio da professionisti, pronti a prestare la dovuta assistenza al cliente e a consigliarlo laddove ne abbia bisogno.48 Alla luce di queste considerazioni, è chiaro che nel caso italiano alla base ci siano un misto di mancanza di fiducia verso gli operatori e di scarsa conoscenza degli stessi strumenti finanziari.49

Interessante è l’indagine50 condotta dal Consorzio PattiChiari in collaborazione con The European House-Ambrosetti, un progetto avviato nel 2007 che misura il livello di cultura finanziaria degli italiani attraverso l’elaborazione di un apposito indicatore sintetico: l’ICF PattiChiari. Come si può leggere nell’edizione del 2007, gli esperti della Ambrosetti spiegano cos’è di preciso la cultura finanziaria (p. 4), scomponendola in tre elementi: istruzione e preparazione finanziaria; informazione finanziaria; scelte comportamentali. Misurando queste tre componenti, si ottiene l’indicatore desiderato. Sostanzialmente, anche quest’indagine afferma che il livello italiano è ancòpra insufficiente, sia nell’indicatore complessivo che in ciascuna delle sue componenti.

Più recente è il Rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane del 2019,51 che conferma anch’esso le limitate conoscenze finanziarie dei cittadini italiani, accompagnate da scarsa consapevolezza sui passaggi fondamentali delle decisioni di investimento e da una certa sopravvalutazione delle proprie competenze in materia di scelte economiche e di investimento.


5. Le principali iniziative in Italia

Il tema dell’educazione del risparmiatore è presente innanzitutto come principio fondamentale nel contesto normativo in materia di tutela del consumatore. In particolare è l’art. 4 del Codice del Consumo (D.Lgs. n. 206/2005) ad enfatizzare questo aspetto. Il primo comma52 parla esattamente di “consapevolezza” (il principio cardine del precedente discorso sull’Homo oeconomicus) dei diritti e dei doveri del consumatore. Spesso è proprio la carente conoscenza di questi presupposti a rappresentare il pericolo maggiore (e qui torna il discorso dell’autotutela),53 ma è anche vero che bisogna fare in modo da stimolare un avvicinamento reciproco tra il cittadino-consumatore e le iniziative a suo favore. Il secondo comma dell’articolo in esame parla esattamente di questo: “Le attività destinate all'educazione dei consumatori, svolte da soggetti pubblici o privati, non hanno finalità promozionale, sono dirette ad esplicitare le caratteristiche di beni e servizi e a rendere chiaramente percepibili benefici e costi conseguenti alla loro scelta; prendono, inoltre, in particolare considerazione le categorie di consumatori maggiormente vulnerabili”. Lo stesso Codice del Consumo quindi si sofferma sull’aspetto cardine del presente lavoro: educare vuol dire non solo insegnare e informare, ma soprattutto formare. Una volta che il soggetto avrà acquisto nozioni e basi, va anche aiutato a saper metabolizzare questi dati, a sviluppare un pensiero critico, a valutare i rischi (una condizione simili a quella della Teoria del Prospetto54). In tale direzione si è mossa la Legge n.15 del 2017, con la quale si è promossa l’istituzione della Strategia nazionale per l’educazione finanziaria,55 con la quale coordinare in maniera uniforme le numerose attività bancarie e assicurative verso una prospettiva di maggiore formazione, più che d’informazione appunto.56 La Strategia è accompagnata da un piano operativo, che descrive le principali attività di promozione dell’educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale da adottare nel triennio 2017-2019. Foriero di ulteriori spunti è quanto emerge anche dall’art. 24-bis (“Disposizioni generali concernenti l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale”) del dossier sul D.L. n. 237/2016, recante “Disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio”.57 Nel dossier vengono elencate le principali iniziative nazionali riguardanti l'educazione alla cittadinanza economica. Tra queste spiccano quelle di Banca d’Italia e Consob, altre a quelli di altri enti pubblici e privati.

La preoccupazione generale riguardo l’adeguata conoscenza di base dell’economia e della finanza è sentita anche dalle stesse istituzioni spesso ritenute dall’opinione pubblica responsabili delle difficoltà economiche (e quindi, anche sociali) in cui da anni versano le famiglie e le imprese italiane. Molte di queste da tempo, grazie alla fruibilità delle nuove tecnologie, offrono sui propri siti guide, vademecum e informazioni utili per favorire in primis l’autotutela dello stesso utente, agendo secondo la logica della prevenzione. Infatti alcuni autori,58 nei loro lavori promuovono l’autotutela dell’investitore/risparmiatore/consumatore in risposta alla scarsa legislazione in materia, “esortando” gli stessi utenti ad adoperarsi per migliorare la propria preparazione. Pertanto, le iniziative informatiche citate vanno nella giusta direzione, anche per il linguaggio semplice rivolto alla generalità del pubblico. A tutela degli utenti di servizi finanziari, le diverse Autorità operanti nel settore hanno delle competenze specifiche, attribuite per legge. Tutte sono particolarmente attive con programmi e campagne di informazione rivolte ai cittadini.

L’economia per tutti59 è un portale lanciato dalla Banca d’Italia per favorire la diffusione della cultura finanziaria, anche nelle scuole. Si tratta di una piattaforma sulla quale è possibile trovare informazioni chiare e utili sulle più comuni decisioni economicamente rilevanti quotidiane. La Consob ha invece dato vita al progetto “Occhio alle truffe”,60 una sezione all’interno del proprio portale che fornisce linee guida ai risparmiatori per difendersi da soggetti potenzialmente negativi, mettendo a disposizione materiale informativo e avvisi in merito agli intermediari non autorizzati. Un’attività che rientra a pieno titolo negli obiettivi di vigilanza della Consob (salvaguardia della fiducia nel sistema finanziario, tutela degli investitori, la stabilità e il buon funzionamento del sistema finanziario, la competitività del sistema finanziario, l'osservanza delle disposizioni in materia finanziaria). Da segnalare anche la FEduF (Fondazione per l’Educazione finanziaria e al risparmio),61 costituita su iniziativa dell’ABI, che persegue l’obiettivo di una vera cittadinanza finanziaria intesa come consapevolezza e padronanza di nozioni e strumenti per operare quotidianamente in serenità, riducendo la distanza tra clienti e banche.62

Altre iniziative di rilievo, sia a livello nazionale che internazionale,63 si concentrano annualmente nel mese di ottobre, durante il quale prende vita la World Investor Week.64 Trattasi di una rinomata compagna globale mirata alla diffusione capillare dell’educazione finanziaria promossa dalla IOSCO (International Organization of Securities Commissions).65 L’obiettivo di questa importante iniziativa è innalzare il livello di preparazione in materia di investimenti e servizi tramite forum, dibattiti e workshop66 stimolando l’interesse del pubblico e facendolo interagire con gli stessi operatori finanziari, cercando di ridurre la “distanza” tra le parti. La Giornata mondiale del risparmio, importante iniziativa di matrice italiana, chiude i lavori della World Investor Week.67 L’Italia partecipa attivamente a questa campagna globale dedicando alla promozione dell’alfabetizzazione finanziaria l’intero mese di ottobre, scelto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze come “mese dell’educazione finanziaria” (mese EDUFIN). Questo progetto su scala nazionale è promosso dal Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. Anche in questo caso tramite iniziative di vario genere che coinvolgono i cittadini si cerca di rendere questi ultimi più consapevoli. Il programma prevede la partecipazione anche di associazioni, scuole, università, intermediari e pubbliche amministrazioni.68 Altra iniziativa che da quest’anno è inserita nel programma del Comitato è la Giornata Nazionale sull’Educazione Assicurativa. Complessivamente, il mese dell’educazione finanziaria ha fatto registrare numeri molto positivi, che lascano ben sperare su una futura strada condivisa da istituzioni e cittadini. A fornire i dati è il Ministero dello Sviluppo Economico, che parla 602 eventi (+252 rispetto al 2018) sparsi su tutto il territorio nazionale a tema educazione finanziaria (510), previdenziale (64) e assicurativa (28).69


6. Il futuro è nella sinergia tra pubblico e privato

Alla luce di quanto esposto nei paragrafi precedenti, il bilancio che è possibile tratteggiare sul tema dell’educazione finanziaria in Italia è ancora insufficiente, ma non per questo irrecuperabile. Per quanto riguarda il mondo scolastico, l’iniziativa legislativa è ancora troppo poco incisiva, considerando anche che il rilancio dell’istruzione è una delle priorità sulle quali l’Italia dovrebbe assolutamente investire.70 Infatti, nonostante il valore culturale e sociale (prima ancora che economico) della materia in oggetto sia ampiamente riconosciuto, questa paga le difficoltà patite dall’intero settore educativo. Come accennato in precedenza, il problema non riguarda solo gli studenti italiani, loro malgrado etichettati come “impreparati” da questa o quella classifica, ma anche i docenti. È difficile aspettarsi miracoli dai giovani se non vengono fornite loro le basi da chi dovrebbe garantirle. Questa carenza di mezzi incide (e non solo riguardo l’educazione finanziaria)71 anche su un altro punto centrale dell’istruzione. Seppur è corretto dire che le iniziative mirate ad accrescere le competenze finanziarie nelle scuole non manchino, queste possono fornire solo le nozioni – fondamentali, si precisa – ma un semplice opuscolo o un sito web non possono insegnare la cosa più importante: a pensare.

In questo è vitale il coinvolgimento della scuola intesa come docenti, dirigenti e personale. In altre parole, investendo non solo su chi deve imparare, ma soprattutto su chi deve insegnare, si potrebbe ben sperare in un effetto in stile trickle down, ovvero laddove lo Stato fornisse adeguato supporto agli insegnanti, le loro nuove conoscenze in materia potrebbero “gocciolare” verso il basso, cioè sugli studenti.72 Questi beneficerebbero quindi di un doppio grado d’istruzione, quello personale (acquisito tramite siti web, social, iniziative dedicate all’educazione finanziaria) e quello proveniente dai docenti, a loro volta positivamente “istruiti”. Verrebbe così favorito un autentico scambio di conoscenze e punti di vista da angolature diverse, stimolando allo stesso tempo la costruzione di un pensiero critico e attivo nei più giovani. La verità dei fatti è che la scuola da tempo, subendo la scure dei tagli imposti dai governi di turno, pare aver perso la capacità di insegnare agli studenti non solo a cosa serva sapere, ma soprattutto a come sfruttare e mettere in pratica le nozioni acquisite.73 Un dislivello, questo, che come argomentato in apertura del lavoro può provocare enormi danni in soggetti poco o nulla consapevoli.

La scuola però non può – e non deve – sobbarcarsi anche il disinteresse e l’impreparazione degli adulti. La famiglia è il primo universo educativo di ogni persona,74 e se in questa per prima manca del tutto un sentimento propositivo verso la sana e corretta gestione del denaro, difficilmente l’istruzione scolastica potrà intervenire su valori ormai radicati nei soggetti più giovani. Le abitudini familiari sono prime che si apprendono nella vita, e spesso ne restano parte integrante per sempre; cattive abitudini alimentari in casa rischiano di divenire “patrimonio culturale” del bambino che quotidianamente con esse si confronta. A suo modo ogni nucleo familiare impone una sua ideologia a chi ne fa parte, e se questa ha dei connotati deleteri il rischio è che metta radici profonde tanto da portare ad alterare negativamente le proprie condizioni. Ancora una volta ritorna il discorso del parallelo cibo-denaro, che prosegue la chiave di lettura tratteggiata riguardo alla scuola. Il discorso del trickle down quindi va esteso anche alle famiglie (e in generale agli adulti), in modo che possano far proprie nozioni e principi da poter sia tenere per sé che divulgare ai propri cari o conoscenti, favorendo un positivo effetto domino.

Laddove non arrivano gli enti pubblici per gli atavici problemi che contraddistinguono da tempo la macchina statale italiana, possono inserirsi con successo i privati. Nelle more dei processi normativi nazionali che dovrebbero imporre l’educazione finanziaria come nuovo polo del rilancio sociale, numerosi organismi privati promuovono iniziative a tema, anche nelle scuole, sopperendo al suddetto vuoto. Per esempio, il prestigioso Lions Club (sezione Italy)75 da anni gira nelle scuole di italiane con un programma dedicato all’educazione finanziaria, contando sul supporto di esperti del settore quali i funzionari della Banca d’Italia.76 Inoltre il proporre corsi e progetti su nozioni di economia e finanza ha rappresentato un’occasione di maggiore visibilità anche per altri tipi di realtà private come intermediari finanziari, start-up, blogger, associazioni giovanili, ecc. Tra queste si menzionano ad esempio le iniziative promosse dal Gruppo Intesa Sanpaolo,77 che aderisce alle campagne informative e propone progetti dedicati ai giovani e in generale ai suoi clienti, e quella dell’ADICONSUM (Associazione difesa consumatori e ambiente),78 la quale ha lanciato un percorso di formazione online tramite una app per dispositivi mobili dedicata (EduAzioni).

Un fenomeno questo, che potrebbe dare nuova linfa alla propagazione della cultura finanziaria, vista anche la libertà e la rapidità di movimento di gruppi, associazioni o organizzazioni private che se ne occupano. Non si intende però bocciare a priori il pubblico in favore del privato, anzi. Deve auspicarsi (come già in parte accade) una sincera sinergia tra i due mondi ogni volta che sia possibile, sfruttando i vantaggi reciproci in modo da ridimensionare gli altrettanti connaturati difetti. Dall’impegno e dalla collaborazione tra iniziative pubbliche e private, può nascere una base concreta sulla quale costruire una solida educazione a saper gestire e pensare il proprio denaro. In Italia la strada è ancora molto lunga e impervia, ma non per questo bisogna rinunciare.

L’avvento di un nuovo Homo oeconomicus, non solo razionale ma anche consapevole, dipende da quanto la cittadinanza, senza alcuna distinzione o discriminazione venga stimolata e coinvolta, oltre che meramente istruita. Dal successo degli sforzi odierni, in una realtà globale caratterizzata dall’incertezza economica, dipendono le scelte che compiranno gli attori economici del futuro, sia nel piccolo (come scelte frutto di competenza e consapevolezza) che nel grande (un sistema finanziario meno avvezzo alle crisi distruttive che questa generazione ha sperimentato). Una sfida, quella dell’educazione finanziaria non solo nazionale, ma soprattutto globale. Come la crisi del 2007-2008, appunto.

1 “Educazione finanziaria” è il termine italiano col quale si traduce generalmente l’espressione financial education, la quale a sua volta può essere accostata a termini simili, ma dalla diversa portata (es. financial literacy o financial capability) come evidenziano R. Nanula - M. Trifilidis, in L’educazione finanziaria: problemi e prospettive, in Banca Impresa Società, 2009, 2.

2 Viene in rilievo la spiegazione del significato della parola economia contenuta in A. Danovi - M. Bracaglia, L’economia non è una scienza triste: Manuale di educazione finanziaria per le scuole superiori, Egea, Milano, 2017. Economia deriva dal greco oikonomia e significa amministrazione, distribuzione e ordine (soprattutto delle cose domestiche). Composta da oikos (casa, patrimonio) e nomos (legge, regola), la parola rimanda nel suo significato intrinseco a qualcosa di pratico, da gestire materialmente. Pertanto si può intendere il soggetto economico, almeno in questa sede, come colui che amministra un patrimonio che direttamente lo riguarda.

3 Cfr. D. D’alessandro, Filosofia del denaro, 2018, reperibile su www.ilfoglio.it/filosofeggio-dunque-sono/2018/12/14/news/filosofia-del-denaro-229214/, ove viene riportata brevemente l’opera e il pensiero del filosofo Georg Simmel. Quest’ultimo (considerato uno dei “fondatori” della sociologia con Émile Durkheim e Max Weber) ha dedicato numerosi studi al rapporto tra l’uomo e il denaro, e alle sue conseguenze. Tra i suoi scritti più importanti si cita La filosofia del denaro (Philosophie des Geldes) risalente al 1900.

4 Sul punto si veda G. Chiosini - M. Trifilidis, Educazione finanziaria: l’utilità di una strategia unitaria, in Banche e banchieri, 2010, 5. Nell’articolo gli autori si soffermano sugli interessanti studi che si basano sull’applicazione della psicologia cognitiva al tema delle decisioni in àmbito economico e finanziario (cosiddetta neuronomics). Viene menzionato a tal proposito anche il lavoro dei due studiosi Daniel Kahneman & Amos Tversky, ai quali si deve la “Teoria del prospetto”, la quale si concentra sui processi decisionali degli individui in condizioni di rischio. Per approfondire il tema A. Offredi, Teoria del prospetto: come gli uomini prendono decisioni in condizioni di rischio-i grandi problemi della psicologia, 2016, reperibile su www.stateofmind.it/2016/05/teoria-del-prospetto-kahneman/.

5 Per rendere l’idea si suggerisce l’articolo a cura di V. Mirra, FinTech: la potenza tecnologica è nulla senza… Compliance, 2018, reperibile su www.fchub.it/wp-content/uploads/2018/05/fintech.pdf.

6 Esempio di scuola è quello dell’Ordine templare, che con un sistema bancario “primordiale” ma non per questo primitivo, consentiva tramite delle cedole di non far viaggiare materialmente il denaro dei pellegrini, i quali potevo ritirare le somme depositate nella banca di partenza una volta arrivati a destinazione. Nota è la potenza economica (e politica) che i templari acquisirono grazie a questo tipo di attività. Il debito nei loro confronti accumulato da re Filippo IV di Francia (detto Il bello) fu saldato col sangue nella celebre retata del 13 ottobre 1307 (nota dell’autore).

7 Cfr. F. Targetti - A. Fracasso, Le sfide della globalizzazione: storia, politiche e istituzioni, Francesco Brioschi editore, Milano, 2008, pp. 23 e ss..

8 Il riferimento qui è alle forti diseguaglianze presenti sia in sistemi democratici occidentali (come gli USA), che in quelli comunisti ad economia mista (Cina). Anche autarchie quali la Corea del Nord e Cuba non sono immuni, cosi come le principali economie europee o addirittura gli Stati africani e i paesi a forte connotazione religiosa (Israele, Iran). Per consultare dei dati affidabili, si consiglia l’Indice di Contrasto alla Disuguaglianza 2018 pubblicato da Oxfam e consultabile al link www.oxfamitalia.org/indice-contrasto-disuguaglianza-2018/.

9 Cfr. L. Gallino, Tecnologia e democrazia, Einaudi, Torino, 2007.

10 Cfr. C. Caltagirone, L’etica come pratica dell’essere nell’agire: oltre la cosiddetta “legge” di Hume? In Etica & Politica, 2014,1, p. 590.

11 Cfr. Z.T. Lofranco, La “finanziarizzazione del quotidiano”: per un’analisi situata del debito dopo la crisi, in Dada Rivista di antropologia post-globale, 2018, speciale n.1, Debito e dono, p. 128.

12 L’espressione latina risale all’ultima parte del XIX secolo come riporta la definizione fornita da M. Cremaschi in Enciclopedia filosofica, Bompiani, Milano 2006, pp. 5339 e ss., cui si rimanda per un approfondimento.

13 Per approfondire questa controversa figura si consiglia il volume di S. Caruso, Homo oeconomicus: paradigma, critiche, revisioni, Firenze University Press, Firenze, 2012.

14 L’idea di “far dialogare” due prospettive tanto diverse trovando un comun denominatore (in questo caso la consapevolezza riguardo le proprie azioni e le conseguenze individuali che ne derivano) è ispirata al lavoro presente in D. Giannone, In perfetto Stato, Mimesis, Sesto San Giovanni (MI), 2019. L’autore, focalizzandosi sulla genealogia insita negli indicatori che compongono i più famosi indici di valutazione (il Global Competitiveness Index, per esempio), ne mostra il carattere altamente politico, camuffato dalla tecnicità e da una presunta neutralità. In realtà Giannone, facendo dialogare due prospettive molto differenti tra loro, riesce a dimostrare che dietro la logica degli indicatori in realtà si nasconderebbe una diffusione della mentalità neoliberale; gli indici e le classifiche finali promuoverebbero l’adozione di politiche tipicamente neoliberali, perpetrando allo stesso tempo un potere di classe e una governamentalità diffusa. Questi ultimi due concetti traggono ispirazione rispettivamente dai neomarxisti (Gramsci) e dai post-strutturalisti (Foucalt). Facendo combaciare queste due visioni del neoliberalismo (come pensiero ideologico egemonico e come tecnica di governo “a distanza”, ovvero porre il soggetto in condizioni di autogovernarsi, autocorreggersi secondo precise logiche) si spiegherebbero non solo la pervasività dell’ideologia neoliberale, ma anche il perché essa ha continuato a diffondersi ad ogni livello (Giannone parla appunto di processi di neoliberalizzazione “trans-scalari”) nonostante il disastro della crisi globale del 2007-8. La “consapevolezza” intesa nel presente lavoro ha un’importanza pari al principio di “competizione” presente nell’opera di Giannone.

15 Il fatto che questa teoria susciti un certo fascino che si potrebbe definire darwiniano, distoglie l’attenzione dalle innumerevoli critiche ricevute fin dall’inizio. Furono proprio i critici di Mill a coniare il termine Homo oeconomicus. Il fatto che, secondo Mill, tale uomo non provi alcun sentimento nelle proprie decisioni economiche, ma si faccia guidare solo dall’utilità e dal benessere che ne può ricevere, è ritenuto da alcuni autori irrealistico. Ecco perché la prospettiva filosofica di Feuerbach è importante. L’uomo è ciò che mangia/spende. Ragionare in meri termini di utilità, benessere e ricchezza è troppo semplicistico (e pericoloso). Una corretta educazione nella gestione del denaro, così come del cibo, può formare nell’Homo una consapevolezza che vada ben al di là della mera razionalità spicciola (il semplice desiderio materiale fine a sé stesso, tra i desideri classificati come vani da Epicuro). Tra i maggiori critici della teoria di Mill figurano John Maynard Keynes e Herbert Simon.

16 Cfr. G. Lingua Economia e relazioni: la difficile uscita dalla logica dell’homo oeconomicus, in SpazioFilosofico, 2013, p. 134.

17 Cfr. P. Fleming, The Death of Homo Economicus: Work, Debt and the Myth of Endless Accumulation, Pluto Press, Londra, 2017; R. Calò, “Homo economicus” e I volti invisibili delle crisi, Book Sprint, Romagnano al Monte (SA), 2017.

18 Cfr. M.T. Paracampo, Il ruolo dell’educazione finanziaria nella recente disciplina del mercato finanziario, in Rivista di Diritto Bancario, 2011, p. 6. L’autrice enfatizza la centralità del buon senso del singolo utente, che in prima persona dovrebbe adoperarsi per colmare il gap informativo che lo contraddistingue. Questo risultato però può giungere con l’adeguato impegno delle istituzioni statali, le quali dovrebbero da un lato incentivare tutte le iniziative già presenti o nuove in tal senso, e mettere l’insegnamento dell’educazione finanziaria al centro della programmazione normativa. Anche la Paracampo sottolinea il cambio di mentalità generale post crisi 2008.

19 Si consiglia, per il pregiato taglio filosofico dell’articolo, M. Angelini, La sacralità del corpo e la sua dimenticanza, 2013, reperibile su www.massimoangelini.it/2013-la-sacralita-del-corpo-e-la-sua-dimenticanza/. L’autore, citando Ippocrate in introduzione, affronta la metafora del corpo come tempio umano, il quale è plasmato direttamente dalle proprie azioni.

20 In questi termini si pone E. Casarini, in La psicologia del denaro: Conosci la tua identità finanziaria, primo volume di una serie di e-book dedicati al tema dell’educazione finanziaria.

21 Sul tema si consiglia P. Cellini, La rivoluzione digitale, Luiss Editore, Roma, 2018.

22 Un fenomeno che non risparmia nemmeno i più giovani. Cfr. F. Formica, Home banking, i più truffati sono i millennial, 2019, reperibile su www.repubblica.it/economia/diritti-e-consumi/diritti-consumatori/2019/09/03/news/home_banking_i_piu_truffati_sono_i_millennial-234988256/.

23 Il tema del rapporto tra l’uomo, il denaro e i propri bisogni è brillantemente affrontato da V. Andreoli, Il denaro in testa, BUR, Milano, 2012. Il famoso psichiatra (p. 122) afferma come i comportamenti siano condizionati dai bisogni, anche nell’aspetto economico (ad esempio, la soddisfazione di comprare un oggetto desiderato e la frustrazione nel non poterlo fare).

24 Sul punto si consiglia l’approfondimento presente in S. Pisanelli, Il superamento dell’homo oeconomicus, reperibile su www.dialetticaefilosofia.it/scheda-filosofia-saggi.asp?id=54.

25 Si consigliano per la capacità di sintesi sull’argomento i seguenti link: www.risparmiamocelo.it/cosa-abbiamo-imparato-dalla-crisi-dei-subprime/; www.startingfinance.com/approfondimenti/crisi-del-2008-due-minuti/; st.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/dossier/Economia%20e%20Lavoro/2009/lezioni-per-il-futuro/mondo-dopo-crisi/tappe-crisi.shtml?refresh_ce=1. Per approfondire si consigliano invece: www.consob.it/web/investor-education/crisi-finanziaria-del-2007-2009; www.ecb.europa.eu/press/key/date/2009/html/sp091016_2.it.html.

26 Cfr. G. Nadali, Quando il denaro compra davvero la felicità, 2017, reperibile su:

www.forbes.it/2017/11/24/quando-il-denaro-compra-davvero-la-felicita/.

27 D. Pesole, Educazione finanziaria: obiettivo scardinare pregiudizi e paure. Su ilsole24ore.com, 17 gennaio 2019.

28 G. Chiosini - M. Trifilidis, op. cit., p. 361.

29 “Financial education should start at school. People should be educated about financial matters as early as possible in their lives”. Testo integrale reperibile su www.oecd.org/finance/financial-education/35108560.pdf.

30 Il PISA nasce per misurare la capacità dei quindicenni di utilizzare le loro conoscenze e competenze di lettura, matematica e scienze. L’indagine viene condotta ogni 3 anni su studenti di oltre 80 Paesi. Le conoscenze in materia finanziaria sono state aggiunte nel 2012.

31 La questione dell’indagine PISA e la situazione degli studenti italiani è affrontata da E. Tramonto, OCSE: l’ABC della finanza si impari a scuola. Per salvare noi e il mercato globale, 2019, reperibile su https://valori.it/abc-finanza-educazione-finanziaria/.

32 L. Mandell - L. Schmid Klein, The Impact of Financial Literacy Education on Subsequent Financial Behavior, in Journal of Financial Counseling and Planning, 2009, p. 1.

33 L. Mandell - L. Schmid Klein, The Impact of Financial Literacy Education on Subsequent Financial Behavior, ibidem.

34 Economiascuola.it/oneef/chi-siamo/.

35 Https://Aief.eu/educazione-finanziaria-scuola-2020/.

36 Www.ioeirischi.it/index.php/liniziativa/introduzione.

37 La Fondazione Forum ANIA Consumatori si propone di facilitare e rendere ancor più costruttivo e sistematico il dialogo tra le imprese di assicurazione e i consumatori. Ne fanno parte Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Codacons, Federconsumatori, Lega Consumatori, Movimento Consumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Unione Nazionale Consumatori.

38 Cfr. W. Kenton, Financial Literacy, 2020, reperibile su: www.investopedia.com/terms/f/financial-literacy.asp.

39 Per avere un’idea del fenomeno si vedano i dati 2014-2016 diffusi in un report da FNP-CISL Pensionati, reperibile su: www.pensionaticislpuglia.it/public/pdf/pdf_140_pdf_5445_gli-speciali-fnp-le-truffe-agli-anziani.pdf.

40 Y. Partnoy, What’s (Still) Wrong with Credit Ratings, 2017, reperibile su https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=2969086.

41 Banca d’Italia: Questioni di Economia e Finanza num. 435 (Occasional Papers), Measuring the financial literacy of the adult population: the experience of Banca d’Italia, Giugno 2018.

42 C. Da Roid, Educazione finanziaria: gli italiani sono messi male, e le italiane peggio, 2019, reperibile su: www.infodata.ilsole24ore.com/2019/12/23/educazione-finanziaria-gli-italiani-messi-male-le-italiane-peggio/.

43 C. Da Roid, ibidem.

44 E. Dal Maso, Abi: la liquidità in conto corrente balza dell'8% a 1.577 miliardi di euro, 2019, reperibile su: www.milanofinanza.it/news/abi-la-liquidita-in-conto-corrente-balza-dell-8-a-1-577-miliardi-di-euro-201912181204378633.

45 2° Rapporto AIPB-CENSIS: Gli italiani e la ricchezza. Affidarsi al futuro, ripartire dalle infrastrutture, 22 ottobre 2019, p. 17.

46 In questi termini si pone M. Gallone, Educazione finanziaria in Italia: molte iniziative, pochi risultati, perché? 2019, reperibile su: www.econopoly.ilsole24ore.com/2019/11/05/educazione-finanziaria-italia/. L’autore conferma, dati e indagini alla mano, la preferenza degli italiani per la soluzione prettamente “domestica” del risparmio, intesa come denaro contante da tenere in casa e non su un conto corrente.

47 M. Gallone, Educazione finanziaria in Italia: molte iniziative, pochi risultati, perché?, ibidem.

48 Sul punto, si veda la nuova frontiera rappresentata dalla consulenza automatizzata (cosiddetta robo advice). La digitalizzazione sempre più penetrante nei servizi di questo tipo pone anche l’interessante questione del rinnovato rapporto tra cliente e operatore, che non necessariamente deve essere “umano”. Con tutte le conseguenze del caso. Si consiglia l’approfondimento della Consob, La digitalizzazione della consulenza in materia di investimenti finanziari, reperibile su: www.consob.it/documents/46180/46181/FinTech_3.pdf/64bcf8bd-7fda-459d-9e01-82b1504dc316.

49 Sul punto si consigliano i seguenti link: https://educationtrade.it/6-italiani-su-7-preferiscono-ancora-il-contante-vediamo-perche/, https://quifinanza.it/finanza/pagamenti-16-milioni-di-italiani-preferiscono-ancora-il-contante/253409/, www.money.it/preferenze-metodo-di-pagamento-italiani-indagine-bce.

50 The European House-Ambrosetti, L’Educazione Finanziaria in Italia La prima misurazione del livello di culturafinanziaria degli italiani, Roma, 2008, reperibile su: www.dartmouth.edu/~alusardi/Papers/FCW/081125_Rapporto%20finale%20Ambrosetti% 20PattiChiari.pdf.

51 Consultabile al link www.consob.it/web/consob-and-its-activities/report-on-investments-households.

52 “L'educazione dei consumatori e degli utenti è orientata a favorire la consapevolezza dei loro diritti e interessi, lo sviluppo dei rapporti associativi, la partecipazione ai procedimenti amministrativi, nonché la rappresentanza negli organismi esponenziali”.

53 Un risvolto interessante sulla scarsità di adeguate consapevolezza finanziaria è quello che riguarda il moral hazard. L’esempio classico è quello dei celebri mutui subprime, prodotti talmente complicati le cui dinamiche erano arcane persino per gli operatori, figurarsi per gli sventurati clienti, spesso raggirati sulla reale portata di queste operazioni.

54 Si rimanda alla nota 4.

55 Come si può leggere al sito open.gov.it/itaedufin/, il progetto “è frutto del lavoro del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria che nel formularla ha tenuto conto dei principi e delle indicazioni formulati dall’OCSE/International Network on Financial Education (INFE) sulle strategie nazionali e dei suggerimenti emersi dalla consultazione con esperti internazionali”.

56 M. Morici, Italiani analfabeti in educazione finanziaria, 2019, reperibile su www.businesspeople.it/Business/Finanza/Italiani-analfabeti-educazione-finanziaria-112783.

57 Consultabile al link www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DOSSIER/0/ 1005087/index.html?part=dossier_dossier1-sezione_sezione13-h2_h226.

58 Cfr. M. Paracampo, Il ruolo dell’educazione finanziaria, cit.. L’autrice (si rimanda alla nota 18 del presente lavoro) si esprime in termini molto decisi, affermando che: “A fronte dell’incapacità legislativa di tutelare adeguatamente l’investitore, si ripropone con forza l’idea per la quale il sistema di protezione dei consumatori di servizi finanziari non possa più far perno esclusivamente sulla regolamentazione (e sulla speranza della correttezza dei comportamenti degli intermediari finanziari), bensì debba far leva su strumenti di autotutela dei risparmiatori, finalizzati a scuoterli da quella sorta di torpore informativo nel quale si sono adagiati ed a risvegliare in loro la necessità di intraprendere percorsi cognitivi di alfabetizzazione finanziaria, tali da sensibilizzarli e renderli pienamente consapevoli sui rispettivi diritti e relativi mezzi di tutela”.

59 Economiapertutti.bancaditalia.it/.

60 Www.consob.it/web/area-pubblica/occhio-alle-truffe.

61 FEduF, UBI Comunità e Fondazione Triulza hanno promosso nel maggio 2019 la costituzione di un Tavolo Permanente per l’educazione finanziaria. Per approfondire: www.firstonline.info/educazione-finanziaria-nasce-il-tavolo-permanente/.

62 Www.feduf.it/chi-siamo/cosa-facciamo.

63 Www.quellocheconta.gov.it/it/news-eventi/ mese_educazione_finanziaria/2019/.

64 Tra le numerose organizzazioni che sostengono l’iniziativa figurano anche il G20, il Word Bank Group e l’OCSE. Maggiori informazioni al link www.worldinvestorweek.org/about.html.

65 La IOSCO nel 2013 ha istituito una Committee on Retail Investors, con il compito di monitorare l’emergere di problematiche afferenti la protezione dell’investitore.

66 Www.worldinvestorweek.org/about.html.

67 Comunicato stampa ACRI: 95ª Giornata Mondiale del Risparmio. Risparmio è sostenibilità. Scelte di oggi per immaginare il domani, 31 ottobre 2019.

68 Www.quellocheconta.gov.it/it/news-eventi/mese_educazione_finanziaria/.

69 Www.mise.gov.it/index.php/it/198-notizie-stampa/2040399-mese-dell-educazione-finanziaria-2019-ecco-i-numeri.

70 Cfr. R. Saporiti, Istruzione e formazione, l’Italia (del Sud) agli ultimi posti in Europa, 2019, reperibile su: www.infodata.ilsole24ore.com/2019/10/17/istruzione-formazione-litalia-del-sud-agli-ultimi-posti-europa/; Documento “Piano nazionale scuola digitale” del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, consultabile al link www.istruzione.it/scuola_digitale/allegati/Materiali/pnsd-layout-30.10WEB.pdf.

71 Sul punto si consiglia P. Soldavini, «La scuola non può che essere digitale»: i docenti devono educare all’uso critico della tecnologia, 2018, reperibile su: www.ilsole24ore.com/art/la-scuola-non-puo-che-essere-digitale-docenti-devono-educare-all-uso-critico-tecnologia-AEpaTgnG.

72 Il trickle down fu una teoria sullo sviluppo economico che ebbe particolarmente successo negli USA della presidenza Reagan, che se ne fece promotore nell’àmbito del suo programma di profonde riforme economiche (passato alla storia col termine reaganomics). Secondo il Presidente, concedendo un regime fiscale favorevole alle imprese e permettendo a queste di guadagnare cifre esorbitanti, tale giro d’affari avrebbe “gocciolato” sulla classe medio-bassa tramite investimenti, assunzioni, benefici e sviluppo economico. I risultati effettivi furono discutibili, poiché chi beneficiò di queste politiche lasciò gocciolare verso il basso poco e niente. In sociologia questa teoria è stata usata per spiegare il diffondersi di abitudini comportamentali da una classe dominante (o ricca) ad una subalterna (o meno abbiente). Nel caso in esame, il senso è che investendo sull’educazione finanziaria della categoria “superiore”, cioè gli insegnanti, tali conoscenze possano diffondersi anche alla controparte (chi apprende).

73 A.G. Pilotto, La scuola che distrugge, 2019, reperibile su www.gazzettafilosofica.net/2019-1/aprile/la-scuola-che-distrugge/?fbclid=IwAR1PdStwj7pKpEJQHM0QpmU3K8KHEWWE_ GVXTVWeLH8j1zJxyGrIIyquELk.

74 L’importanza sociale del nucleo familiare fa da sfondo al capolavoro dello storico Paul Ginsborg Famiglia Novecento. Si cita questo autore perché tra le sue opere figurano anche scritti inerenti alla parte del lavoro in oggetto, quali Salviamo l’Italia, L’Italia del tempo presente e Il tempo di cambiare.

75 Il Lions Club International è un’associazione filantropica fondata a Chicago nel 1917 e che oggi conta oltre 46.000 club e 1,36 milioni di soci in tutto il mondo. Promuove programmi di assistenza, sostegno ed educazione grazie ad un enorme network mondiale. Il celebre motto dell’associazione è We serve.

76 Si consigliano i seguenti link: www.lions.it/2019/06/10/lions-salerno-educazione-finanziaria/; www.lionsgenova.com/eventi/17-educazione-finanziaria-nelle-scuole.html.

77 Https://group.intesasanpaolo.com/it/sostenibilita/clienti/educazione-finanziaria.

78 Www.adiconsum.it/comunicati-stampa/educazione-finanziaria-nasce-educazioni-lapp-di-adiconsum-in-collaborazione-unicredit/?cli_action=1584361754.401.